Jermaine is back. And Subbuteo too.

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Jermaine Jenas al Nottingham Forest
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Naturalmente, le due notizie del giorno sono l’approssimarsi della partita più importante della stagione, quella che tutti i tifosi cercano subito nel calendario quando escono le fixtures della nuova stagione, e il ritorno di Jermaine Jenas al City Ground, seppure per un mese, in prestito di emergenza.

Della prima circostanza mi occuperò in un post che scriverò domani: oltre a una piccola presentazione della partita, cercherò qualche curiosità relativa al derby delle East Midlands, così ricco di intrecci e di storie, come ho già cercato di raccontare precedentemente.

Della seconda, qualche parola qui: coloro che, come me, ricordano la bella stagione di Jermaine al Forest (Jenas, prodotto della nostra accademia, giocò in prima squadra solo un anno, nel 2001-02, prima di passare al Newcastle Utd), e le speranze che suscitò, insieme al compagno Dawson, di una nuova prossima uscita dalla mediocrità, non possono non essere contenti della notizia. È il lato romantico che si annida nell’anima di ogni tifoso, penso: il calcio moderno ci ha abituato a affezionarci molto di più al nome scritto davanti alla maglia che a quello scritto dietro, perché sappiamo che in ogni momento qualsiasi giocatore, anche quello che crediamo più legato alla maglia e alla tifoseria, può scegliere di perseguire altrove quasi sempre molto più lucrose “scelte di vita”.

Ma, d’altronde, le magliette senza qualcuno dentro non hanno molto senso, e rivedere in maglia rossa uno dei prodotti migliori del nostro vivaio non può non fare piacere.

Certo, questo per quanto riguarda il lato sentimentale della faccenda: per quanto riguarda l’aspetto tecnico, l’operazione presenta non pochi elementi che suscitano perplessità. Jenas è uno di quei giocatori la cui carriera è stata funestata da gravi e frequenti infortuni, e, anche ora, probabilmente non è sufficientemente in forma per affrontare una partita di Championship. D’altronde, starà da noi solo un mese, troppo poco per un progetto di recupero e di inserimento. Inoltre, l’unica cosa che non ci manca sono centrocampisti centrali con le sue qualità.

Di contro, bisogna pensare che Guedioura starà fuori per altre due partite, e che Lansbury è, anche lui, in fase di recupero; per cui, visto che non penso che O’Driscoll abbia voluto fare solo marketing (scommetto che un po’ di magliette le venderanno) e soap opera, con questa operazione, immagino che Jenas giocherà, almeno un po’. Magari anche domenica, magari partendo dalla panchina, soprattutto se giocheremo di nuovo (come penso) con un 4132 molto dispendioso per i tre centrocampisti centrali: sarebbe bello affrontare una partita così importante per la gente del City Ground avendo in campo ben due ragazzi di Nottingham, ben consapevoli dell’importanza della posta in gioco, come lui e McGugan.

Se dobbiamo essere sinceri, Jenas è un po’ una promessa mancata. Cresciuto nella nostra accademia, esploso in prima squadra nel campionato 2001-02, tanto che fu subito preso dal Newcastle, nel febbraio del 2002, dopo 33 partite e 4 reti con la maglia Garibaldi Red. Era il tipico centrocampista box-to-box, come lo chiamano gli Inglesi, capace di destreggiarsi in ogni zona del campo tra le due aree e di segnare spesso e volentieri con partenze da lontano. La sua prima mezza stagione e la sua prima stagione intera con il Newcastle confermano in pieno le aspettative che si riponevano in lui: nel 2002-03 vince il premio per Giovane dell’Anno della Premier League, nelle due stagioni successive le sue prestazioni calano visibilmente, diventa abulico e quasi svogliato, anche, probabilmente, per motivi esistenziali: Jenas non ha mai gradito la città sul Tyne, non si è mai inserito nel suo tessuto sociale e dichiarò perfino di sentirsi “come un pesce rosso in una boccia di vetro”, nella città del Northumberland.

Preso atto della situazione, Souness, l’allora manager delle Gazze, lo vendette proprio quasi fuori tempo massimo al Tottenham Hotspur, il 31 agosto del 2005. Ancora una volta, la sua prima stagione al Tottenham fu brillante, contribuì alla qualificazione della squadra alla Coppa UEFA e riguadagnò un posto in Nazionale (dove ha ottenuto, in totale, 21 presenze). Sembra tornato quello di una volta, ma, riconquistata una certa tranquillità esistenziale, cominciano a farsi sentire i problemi fisici: già nel primo anno è costretto a saltare 13 partite per infortunio.

Ma il suo rendimento continua a essere buono, diventando ottimo sotto l’allenatore della sua vita, probabilmente: Juande Ramos. È proprio sotto lo Spagnolo che Jermaine trascorre il suo periodo migliore, diventando l’eroe assoluto dell’ultimo trofeo conquistato dagli Spurs, la Coppa di Lega del 2008, mettendo il suo sigillo da migliore in campo sia nelle due semifinali contro l’Arsenal (la seconda delle quali conclusa con un memorabile 5-1 interno, risultato inaugurato proprio da una bella rete di Jenas), sia nella finale contro il Chelsea.

Una stagione che convinse il Tottenham a proporgli un ulteriore anno di contratto da aggiungere ai cinque già pattuiti (un legame che, dunque, scadrà alla fine di questa stagione) e a proporgli il ruolo, molto importante in una squadra inglese, di vice-capitano.

Ma, dopo quella stagione memorabile, Jenas non fu più lo stesso. Infortuni piccoli e grandi e un nuovo calo di rendimento lo trascinarono a poco a poco ai margini della squadra, fino alla cessione in prestito all’Aston Villa, l’anno scorso, dove si ruppe il tendine d’Achille alla seconda apparizione, e a quella al Forest di quest’anno.

Ora, torna da noi con il peso di un brutto infortunio dal quale recuperare, e con l’incognita di due sole partite ufficiali giocate nell’ultimo anno. La trattativa per il suo acquisto è stata tribolata, perché molte squadre di Championship avrebbero voluto poter scommettere sul talento del ragazzo di Nottingham, ma solo il Forest, a quanto pare, ha accettato di sottoscrivere la clausola richiesta dal Tottenham: il pagamento di un terzo dello stipendio, ammontante a 45.000 sterline a settimana: il Forest, dunque, per un prestito di quattro settimane, pagherà un totale di 60.000 sterline: un’operazione, dunque, nel complesso rischiosa e poco comprensibile, ma indubbiamente affascinante.

* * *

E, un’ultima cosa: durante la mia infanzia e durante la mia adolescenza ho dissipato più di un pomeriggio a coniugare le mie due passioni, il calcio inglese e il Subbuteo, in interminabili sessioni di gioco durante le quali io e un altro malato di mente come me riproducevamo la stagione calcistica d’Albione rifacendo le partite estratte dalle fixtures riportate dalle pagine dedicate al calcio estero dal Guerin Sportivo: ciascuna partita, 15 minuti inesorabilmente scanditi da un timer da cucina; dopo ciascuna, si stilavano classifiche e tabellini dei marcatori (certo, gli omini avevano i numeri, dipinti da me, grazie alla possente attrezzatura da modellismo di mio padre).

Il mio amico era per il Tottenham, io dividevo le mie simpatie (prima dell’innamoramento per il Forest) tra Arsenal e Liverpool: per cui, quando giocavano queste squadre, la scelta di chi giocava per chi era immediata. Altrimenti, in caso di dubbio, o nel caso in cui ci fosse una squadra simpatica a entrambi (come l’Aston Villa), sorteggiavamo.

Naturalmente, anche nel caso in cui ci fosse una squadra antipatica a entrambi, come il Manchester United, sorteggiavamo: in questo caso, però, temo, la nostra etica professionale diveniva a tratti traballante, visto che i Diavoli finirono il campionato tipo con 8 o 9 punti, tornando immediatamente in quella seconda divisione che avevano, del resto, appena abbandonato nel mondo reale.

Ah, e, naturalmente, per la FA Cup vigeva la vecchia e sacrosanta regola dei replay a oltranza in caso di pareggio, cosa che rendeva interminabili i turni di coppa.

Non avevamo a disposizione molte squadre, per cui utilizzavamo quelle che si avvicinavano di più, cromaticamente, alle maglie reali: per esempio, non avevamo nessuna squadra gialla, per cui il Norwich, nelle nostre partite, giocava sempre in bianco.

Il mio amico, ancora più integralista di me, propose addirittura, una volta, di bagnare il panno per simulare i terreni pesanti che vedevamo alla domenica sera nelle sintesi trasmesse dalla Svizzera, ma l’esperimento — pure soddisfacente, dal punto di vista puramente tecnico — fu interrotto subito, a causa dell’incazzatura terrificante della madre del mio amico quando vide la traccia verde rimasta sulla moquette sulla quale il panno era steso. Mi ricordo che mi disse cose tipo “vabbè lui lo so che è un idiota, ma speravo che almeno tu avessi un po’ di cervello”, cose così.

La rottura dei giocatori era una piccola tragedia, alla quale si cercava di rimediare risaldando la plastica con qualche goccia di trielina, soluzione che evitava sia il brutto blob trasparente di Uhu, sia l’accorciamento inesorabile del giocatore provocato dalla saldatura a caldo fatta con il cacciavitino arroventato sul gas. Ma, per verosimiglianza (allora c’era un solo sostituto in panchina, e le squadre finivano spesso in dieci), la riparazione avveniva alla fine della partita, che veniva conclusa in inferiorità numerica da chi pativa l’infortunio.

E il pallone, naturalmente, era tutto bianco.

Dico questo perché ho scoperto il blog di un mio esatto coetaneo che aveva le mie stesse fissazioni: lo segnalo e lo linko, provando, indubbiamente, nel farlo, molta più nostalgia di quella che sento nel ricordare l’anno di Jenas al Nottingham Forest.

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12 commenti

Archiviato in stagione 2012-2013, trasferimenti giocatori

12 risposte a “Jermaine is back. And Subbuteo too.

  1. Federico

    Anch’io giocavo parecchio a Subbuteo, però qualche anno dopo, infatti le mie squadre erano nelle scatole verdi di polistirolo…però ne avevo rimediata qualcuna di quelle vecchie, indubbiamente più belle…ricordo in particolare la genialata di spezzare le braccia al portiere e re-incollarle più larghe: diventava (quasi) imbattibile! Quanti tornei vinti con la mia England! Che andava in trasferta con una decina di soldatini della fanteria inglese, scala 1:72, così per garantire che tutto andasse liscio…bei ricordi, grazie!
    PS: il mio dominio cessò improvvisamente prima per le palline arancioni n.4, poi perché fu messa fuori legge la mia trovata del portiere…

    U RED!

    Federico

  2. MAN U fan

    Prima mi inviti a leggere il post,e poi mi scrivi pezzi di questo tipo!?
    😕

    ”Naturalmente, anche nel caso in cui ci fosse una squadra antipatica a entrambi, come il Manchester United, sorteggiavamo: in questo caso, però, temo, la nostra etica professionale diveniva a tratti traballante, visto che i Diavoli finirono il campionato tipo con 8 o 9 punti”

    • 😄 Non ci avevo pensato! E poi non ti avevo invitato a leggere, avevo solo lamentato il fatto che non leggessi più. E poi si trattava di un’antipatia relativa: quando giocava nelle coppe europee facevamo un tifo pazzesco anche per il ManU, quando poi giocò contro la Juve, nel ’75, mi pare, eravamo addirittura ultrà, visto che il mio amico era milanista. Tanto per dire, fu con lui che andai a vedere la mia prima squadra inglese, il ManCity, in un posticipo per nebbia al giovedì pomeriggio in Coppa UEFA a San Siro contro il Milan.

      • MAN U fan

        Ma,tanto per curiosità,da dove e perchè nasce,se è lecito chiederlo,questa tua antica antipatia per lo United?
        Eppure,per un bambino che si appassiona al calcio inglese il MU di Best,Charlton,Law e prima squadra inglese a trionfare in Europa avrebbe dovuto attirare simpatie in quegli anni, e anche se tu all’epoca di quel trionfo eri ancora piccolo l’eco delle imprese di quella squadra immagino sarà perdurato anche negli anni ’70.

      • Joao Costa

        Solo per dire che la prima squadra britannica a trionfare in Europa fu il Tottenham, nel 1963, Coppa delle Coppe vinta 5-1 sul Atletico Madrid, a Rotterdam, sullo stadio del Feyenoord.
        Anche a me sta molto antipatico lo united, proprio perché snaturate la storia e siete troppo vanitosi. Un bagno di umiltà non vi farebbe altro che bene. Ritornate con i piedi sulla terra.

      • Mah, in realtà quando ho cominciato a appassionarmi di calcio inglese il Manchester United era, probabilmente, ai suoi minimi assoluti, almeno per quel che riguarda il dopoguerra, e io, da parte mia, non avevo nessuna memoria storica, perché non c’erano mezzi per costruirsela, naturalmente: per cui il fascino esercitato dai Diavoli, per chi fosse completamente a digiuno di storia del calcio inglese, era piuttosto basso, in quegli anni, anche se, naturalmente, sapevo che erano stati forti fino a qualche tempo prima, dal momento che una delle prime cose che ho imparato a memoria non è stato il 5 Maggio ma l’albo d’oro della Coppa dei Campioni.
        Non ha una causa o un motivo particolare, questa “antipatia” (che poi, ripeto, è molto relativa, tanto che preferisco nettamente il ManU al €helsea o al Man€ity); probabilmente, era l’unica altra squadra conosciuta d’Inghilterra, quando ero piccolo, a parte le due che mi piacevano, quindi essere anti-ManU veniva abbastanza naturale.

  3. MAN U fan

    Non capisco mai questi che parlano al plurale….”snaturate”,”siete”,manco si parlasse di un branco.
    E comunque (tanto per risultare più simpatico :smile:) intendevo la sola Europa che conta e compete a una squadra come lo United,cioè l’equivalente dell’attuale Champions League.
    MU-Benfica 4-1 fu la gara della prima affermazione nella massima competizione europea di una squadra inglese:ricordo bene?
    Poi,sai,l’umiltà è una bella parola,e invero una bella cosa,che spesso molti invocano per qualcun’altro (quando invece farebbero bene a guardare in casa propria e a se stessi),però,da tifoso della più titolata squadra inglese (se ricordo bene eh,perchè io ho -anzi,noi abbiamo- il vizio di ”snaturare” la storia) non sempre riesce facile il bagno di umiltà,come dici te.

    (Naturalmente mi scuso con chi mi e ci ospita per aver svicolato dal tema originario del post ed esser scaduti nelle solite beghe tra tifosi….ma sai,una risposta mi sembrava d’obbligo)

  4. Andrea

    Ma va grande Brian ho rivisto il blog dopo ere!
    Sempre un piacere leggerti, io a Subbuteo ci ho giocato per un po’ quand’ero bambino, penso fossero un po’ gli ultimi anni in cui ci si giocava ancora, metà anni ’90. Ci giocavo parecchio anche, ma non avevo tutte le squadre che nomini tu, in quello che mi avevano regalato per il compleanno c’erano una squadra bianconera e una rossonera, ci giocavo sempre con un mio amico milanista o con mio fratello, nel qual caso la partite diventava Foggia-Udinese o simili, e di fatto non ne ho mai comprate altre.
    Però in un numero del Guerin di qualche mese fa c’era tutto uno speciale sul Subbuteo, si parlava molto proprio di squadre di First Dinsion dell’epoca con maglie dipinte da altri giocatori/collezionisti. Bellissimo, non so se l’avevi visto, ma c’erano anche delle belle lettere di chi ci giocava.
    P.S. Il tuo amico era un genio.
    Andrea

    • Nella mia scatola c’era una squadra rossa e una blu, ottime come base per giocare i campionato inglese. Poi io comprai l’Arsenal, il Leeds, il West Ham-Aston Villa e l’Athletic Bilbao per fare i vari Sheffield Utd, Southampton e compagnia bella. Poi avevo l’Uruguay (il mio negozietto di giocattoli non era molto fornito, e bisognava fare i pensi di nozze con i fichi secchi), i cui giocatori, stranamente, erano tutti neri, cosa che dava alle partite del ManCity un lieve tocco esotico.
      Mio cugino mi regalò la sua Juve, cui dipinsi subito i calzoncini di nero per fare il Newcastle con lo stesso spirito e fervore con i quali i conquistatori mori convertivano in moschee le chiese del nordafrica, mentre il mio amico aveva il Milan, che usavamo a volte come seconda maglia, il Perù (non chiedermi perché), che usavamo allo stesso modo, una squadra con la maglia rossa e i calzoncini blu e l’Olanda, naturalmente, che non usavamo quasi mai. Conta che non è che sapessimo tutti i colori delle maglie, allora si andava per tradizione orale e per il poco che si vedeva alla tele (per di più in bianco e nero). Per fortuna, riuscimmo a ottenere una copia della preziosissima guida Rothmans, che usavamo per assegnare i colori e per fare le formazioni.
      Con queste premesse, non posso che essere felice di aver frequentato la scuola dell’obbligo prima che nascessero i videogiochi. Se ora avessi a disposizione i vari Pes, FIFA e Football Manager e avessi dodici anni, non ce la potrei fare mai a finire le medie.

  5. Andrea

    E infatti il Subbuteo secondo me ha iniziato a declinare proprio con l’imporsi dei videogiochi, questo mio amico aveva FIFA 97, e insomma quando ervamo da lui giocavamo a quello, quando eravamo da me a Subbuteo, e niente, vuoi o non vuoi si vedeva che era più figo giocare a FIFA.
    Però non sono mai stato un sottone dei videogiochi, anche perchè dopo un po’ mi stancavo proprio. Cioè, non che a FIFA 2000 non mi vincessi i miei Mondiali con Singapore o le mie Champions con il Maribor, però non ci giocavo ore al giorno.

    • Indubbiamente. D’altronde, se vuoi “imitare” il calcio, ha molto più senso farlo integralmente. In fondo, si tratta sempre di muovere le dita con abilità.
      Io devo dire che non amo le simulazioni calcistiche pure, ma mi piace molto Football manager, cui dedico sempre qualche oretta alla settimana.

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