Roy Keane, gli inizi al Forest

Da Lopo, lettore e commentatore competente di questo blog, riceviamo e pubblichiamo molto volentieri un pezzo su Roy Keane. Resta inteso che chiunque voglia intervenire sul Forest e sulle sue leggende sarà il benvenuto.

* * *

Roy Maurice Keane nasce a Cork, in Irlanda, il 10 agosto 1971, quarto di cinque fratelli. A differenza di altri grandi giocatori, non entra nell’academy di qualche club importante, ma rimane a giocare in squadre locali, l’ultima delle quali era il Cobh Ramblers. Nel febbraio 1990 fu notato da uno scout del Forest, Noel McCabe. Nel proporgli un provino, McCabe gli disse: “ Sei il tipico giocatore da Forest, ragazzo. Puoi passare la palla con semplicità, lavorare sui due lati del campo e segnare. Andrai d’accordo con Brian Clough”.
Nel mese di aprile, Keane ha la sua occasione, si allena con le riserve, gioca 70 minuti contro il Tranmere Rovers. Clough aveva visto abbastanza, decise di mettere sotto contratto quel ragazzo irlandese.

John O’Rourke e il vicepresidente John Meade guidavano la delegazione del Cobh Ramblers per chiudere questo affare con il Forest. La società chiese l’assistenza dell’ex giocatore del Chelsea e dell’Inghilterra John Hollins che aveva familiarità con questo tipo di affari.

A Nottingham Ronnie Fenton presiedeva l’operazione. Appena tutto iniziò, io mi sforzai di rimanere calmo. I signori del Cobh stavano parlando di tanti soldi.
Le cose non andavano bene finché Brian Clough non entrò nella stanza. Aveva un vecchio maglione verde e portava con sé il suo golden retriever.

Mentre io giocavo con il cane, gli altri parlavano di soldi. Clough ordinò a Fenton di dare “ai gentlemen irlandesi” un drink.
“È valido?“ chiese Clough a Fenton, puntando il dito verso di me.
“Può giocare, capo” rispose Fenton.
Adesso stavano parlando di soldi reali: £20.000 subito, altre £10.000 dopo 10 partite con la squadra e ulteriori £10.000 quando fossi arrivato a 20 partite.
Altre £7.000 sarebbero andate al Cobh quando avessi raggiunto quota 5 presenze nella nazionale irlandese.
“Abbiamo chiuso l’affare, Mr Clough”, sentii dire da John O’Rourke.
“Questi soldi non andranno a finire nelle vostre tasche, vero?”, ringhiò Clough.
“Mr Clough, abbiamo dovuto prendere un giorno di ferie dal lavoro per essere qui oggi. Ci costa dei soldi” rispose O’Rourke.
“Ok Ronnie, dagli i soldi”. Girandosi verso la delegazione irlandese, aggiunse: “Potete chiamarmi Brian. Adesso beviamo qualcosa”.
Girandosi verso di me e il cane, disse bruscamente : “Eccetto tu, tu puoi chiamarmi Mr Clough”.

Hanno rotto lo stampo quando hanno creato quest’uomo, pensai dentro di me.

Questo è il racconto del primo incontro tra Clough e Keane, raccontato da quest’ultimo. L’impatto di Keane con il Forest è buono, per un ragazzo che giocava tra i semidilettanti trovarsi a giocare con Pearce, Des Walker, Hodge e Nigel Clough è quasi un sogno. Nella squadra riserve, tra gli altri c’è Steve Stone. Keane debutta con la maglia del Forest ad Anfield:

Era la classica sfida che Brian Clough amava. Se le altre squadre erano già battute prima ancora di vedere il celeberrimo cartello “THIS IS ANFIELD” posto nel tunnel che dagli spogliatoi porta in campo, Clough sentiva il desiderio di violare quella leggenda e trasmetteva questo pensiero ai suoi giocatori. Per rendermi utile iniziai ad aiutare il magazziniere a preparare tutto il necessario. “Irlandese, cosa stai facendo?”
“Sto dando una mano”, risposi.
“Beh, prendi la maglia numero 7. Sei in campo”.
“Scusi?”
“Sei in campo”.
Rimasi scioccato.

Quando incontrai Brian Clough nello spogliatoio del City Ground la mattina seguente, mi chiese il mio nome.
“Roy” risposi.
Poi si tolse le scarpe, piene di fango per avere portato in giro per i prati il suo cane Dell.
“Dagli una pulita per me, Roy. Lo farai vero?” .
Ero felice di potermi rendere utile. Sapevo bene cosa stava facendo e perché.
Ma non c’era alcun pericolo che mi montassi la testa.

Nel debutto casalingo (contro il Southampton), tutta la famiglia di Keane si reca al City Ground. Il Forest vince 3-1 e Keane, autore di una buona partita, viene sostituito a 10 minuti dalla fine in modo che gli venga tributata la standing ovation e a fine partita viene richiamato da Clough in campo.

Rimasi ancora più sorpreso quando Brian Clough mi abbracciò e mi baciò sulla guancia per il piacere e il divertimento della folla. […]
Nel giorno della partita con il Southampton, Clough fu particolarmente cortese con la mia famiglia. Con tutto il suo successo Clough poteva essere estremamente umano, cosa non molto frequente quando si parla di leggende viventi.

Bastone e carota, decisamente un profondo conoscitore dell’animo umano!

Roy Keane – la carriera al Forest

Nel suo libro, (o meglio nella sua prima parte) Keane ha solo parole belle per Clough, il Forest e Nottingham. L’ambiente di Nottingham a Keane ricordava la natìa Cork ( prendiamolo come un complimento!).

Per quanto riguarda il Forest , Keane indica in Pearce e Des Walker i giocatori più rappresentativi:

Ci sono persone che si definiscono professionisti ma in Stuart Pearce abbiamo il giocatore che da il vero significato a quella parola. Pearce era un leader, un vero professionista, come d’altra parte dimostrò nel pareggio di coppa a Newcastle ( 4° turno FA CUP 1991).
Funse da esempio.
La sua voglia di sfida era contagiosa. Quando le altre teste stavano iniziando ad abbassarsi, Pearce localizzò i giocatori e li spronò a reagire.
Alcuni avevano bisogno di essere insultati, altri di una pacca sulla schiena. Se Stuart Pearce era il mio modello in campo, Des Walker era il mio uomo della notte.
Des era un ottimo giocatore. Era anche un playboy di livello mondiale.
Possedeva macchine, aveva il look giusto e rimorchiava le ragazze. Amava farsi una bevuta ed era una grande compagnia per passare le serate. Des prese me e altri giovani giocatori sotto la sua ala protettrice nei suoi giri nei locali alla moda di Nottingham.
Mentre lui teneva il campo, circondato, al mio innocente occhio irlandese, di bellissime ragazze, offrendo da bere a tutti, noi eravamo felici di avere ruoli di supporto silenziosi. Giovani, single e giocatori del Forest, cosa potevamo volere di più? [Nei tour serali di Nottingham Roy conoscerà Theresa, che diventerà sua moglie]

La prima stagione al Forest di Keane termina con la sconfitta nella finale FA Cup contro il Tottenham.
Qualche giorno dopo arriva la convocazione per la nazionale irlandese; abituato a Clough, Keane è inorridito dai sistemi di Jack Charlton:

L’approccio al calcio di Charlton era agli antipodi rispetto a quello che avevamo al Forest. Passare la palla non era una priorità.
Quello che lui chiedeva era un altro tipo di calcio: si doveva creare problemi agli avversari piuttosto che essere creativi. L’idea era quella di sparare la palla lunga dietro ai difensori avversari prima di iniziare a pressarli.
[….]
Uno stile di gioco piuttosto elementare, difficile da coniugare per qualcuno che aveva un background come quello del Forest dove mettevamo in pratica un gioco fatto di molti passaggi.

La seconda stagione al Forest inizia sotto i migliori auspici:

Ero fortunato a trovarmi in una buona squadra, allenata da un grande manager. Stuart Pearce, Des Walker, Nigel Clough e Teddy Sheringham (acquistato dal Milwall) erano giocatori di prima fascia, che davano il giusto mix di classe e competitività al nostro gioco.
Eravamo all’altezza di giocare con tutti in una giornata favorevole.
Ma in un campionato il Forest non aveva le forze necessarie per stare al passo dei grandi club. Alla fine della stagione il Forest si classifica ottavo.
Qualcosa inizia a scricchiolare, siamo alla viglilia della nascita della premier league; nei tifosi del Forest inizia ad insinuarsi il dubbio che Clough non era più l’uomo della leggenda, capace di compiere altri miracoli, anche nello spogliatoio le opinioni su Clough sono variegate: alcuni giocatori avevano paura di lui; ad altri non piaceva; alcuni brontolavano per non aver visto abbastanza del manager.
Il mio personale punto di vista su Clough non era forse molto obbiettivo: lui mi ha dato un chance, devo a lui tutto quello che ho.
Quanti manager rischierebbero la loro reputazione mettendo in squadra un diciannovenne ad Anfield, un ragazzo senza alcuna esperienza nel mondo del professionismo?

Incominciava anche a cambiare anche l’atteggiamento dei giocatori ( e il loro stile di vita ). Keane si scaglia contro i giocatori svogliati interessati più al golf e allo shopping che agli allenamenti. Il suo tardivo arrivo al mondo del professionismo (e la cura Clough) hanno influito sulla sua visione delle cose: ribadisce la sua ammirazione per “psycho” Pearce, definito uno che “non aveva mai chiesto a nessuno qualcosa che lui non fosse preparato a fare” oramai detestato da una parte dello spogliatoio.

Un giorno, quando lui era assente dal campo di allenamento, stavamo preparandoci per una seduta di pesi.
Dopo una mezz’ora, Dell, il cane del manager comparve davanti a noi seguito dal suo padrone, vestito come al solito con un cappotto di pecora , una camicia verde e degli stivali.
“Che cazzo sono questi così?” chiese Clough a O’Kane riferendosi ai pesi.
Prima che O’Kane potesse spiegare , Clough ordinò “Metteteli fuori di qui … e tirate fuori i palloni”.

Questa era la sua forza. E, suppongo, la sua debolezza con il gioco che stava cambiando mentre ci preparavamo ad entrare nell’era della Premier League. Tristemente, come Margaret Thatcher, la signora che lui disprezzava, Brian Clough non era pronto alla svolta.

Nella terza stagione (1992/93) la squadra è sostanzialmente quella dell’anno precedente; dopo poche settimane, Sheringham se ne va agli Spurs e, dopo tanti anni c’è la sensazione che Clough stia perdendo la fiducia della società.
La squadra va male e cominciano le voci dell’interesse di Blackburn, Liverpool, Arsenal e Aston Villa su Keane.

Da profondo conoscitore dell’utilizzo del bastone e della carota, Clough in pubblico attacca Keane dichiarando : “Keane è come un bambino che si sveglia la mattina di Natale e trova una mela un’arancia e una scatola di smarties nella sua calza. Vuole di più”.
In privato, invece, lo aiuta ad avere un nuovo contratto.
Nel prosieguo della stagione si infortuna anche Pearce, l’anima della squadra, rimanendo fuori per un paio di mesi.
Al penultimo turno, la partita al City Ground con lo Sheffield United è decisiva, una sconfitta significa retrocessione. Alla vigilia Clough annuncia le sue dimissioni al termine della stagione. Dopo l’annuncio Clough non si era più incontrato con la squadra fino a pochi minuti prima del match decisivo:

Mentre camminavamo nel tunnel alle tre meno cinque, improvvisamente apparve Brian Clough. Ci venne incontro dalla fine del tunnel vestito con il cappotto di pecora, gli stivali e con in mano una pala, fischiettando! Penso volesse arrivare a farci capire che si trattava di un’altra partita.
“Non preoccupatevi ragazzi, io non sono preoccupato!”.
Folle.
Clough allo stato puro.
Sfortunatamente questa volta il trucchetto non funzionò .
Lo Sheffield United ci battè 2-0. Troppo consci del prezzo del fallimento, alcuni dei nostri giocatori erano impietriti.

Eravamo, in teoria, troppo in gamba per uscire dalla Premier League. Ma in qualche modo l’energia e la convinzione che Brian Clough al suo meglio aveva inculcato nelle sue squadre non c’erano più. Distratto da cose che non avevano a che fare con le questioni della squadra, in disaccordo con la dirigenza e gli azionisti del Forest, stanco di spingere questa società relativamente piccola oltre le sue potenzialità, Clough stava assaporando, per la prima volta nella sua illustre carriera, il sapore del fallimento.
Quelli che nello spogliatoio del Forest si erano lamentati del fatto che fosse cotto avevano ragione. Come sempre nello spogliatoio l’ultima cosa che le persone fecero fu guardarsi dentro e accettare la responsabilità dei loro fallimenti.

Pochi minuti dopo aver perso il loro status di giocatori di Premier League, alcuni dei ragazzi si stavano facendo degli scherzi dentro le docce. Non ci potevo credere. Le loro carriere erano in caduta libera e loro stavano pensando in quale ristorante andare quella sera!

Così si conclude la carriera di Keane al Forest.
Una clausola nel suo contratto gli permette, in caso di retrocessione, di essere ceduto.
Il Forest è d’accordo a liberarlo a fronte di un adeguato prezzo. Il pretendente più deciso è il Blackburn Rovers, club emergente ( che aveva acquistato da poco Alan Shearer ) il cui manager, Kenny Dalglish, era vicinissimo all’accordo.

Quella vecchia volpe di Alex Ferguson si intromette e convince Keane a firmare per lo United con la frase: “Roy, il Manchester United dominerà in campionato con te o senza di te. Con te possiamo vincere in Europa!”

Di Clough Keane parla sempre con profonda stima e rispetto, direi quasi con affetto, anche il problema dell’alcolismo viene accennato quasi con pudore. A mio avviso la seguente frase indica con precisione il pensiero di Keane:

Avrei avuto più tardi i miei problemi con Brian Clough – nessuno a dire il vero particolarmente serio – avrei sentito le storie sulle sbronze e tutto il resto, ma non avrei mai dimenticato quello che aveva fatto per me e come l’aveva fatto.

Era un uomo fatto a modo suo, preparato a fare scelte audaci, che si oppongono al buon senso comune

Molto triste e toccante è un episodio che Keane racconta dell’ultimo periodo della sua carriera al Forest:

Brian Clough non era immune alla pressione di una possibile retrocessione, anche se stava lavorando duramente perché mantenessimo un atteggiamento positivo.
Dopo una partita casalinga, andai da lui per chiedergli qualche giorno di permesso per andare a casa. Erano circa le 17.30 di un buon pomeriggio invernale. La sua segretaria mi portò nell’ufficio del manager.
Graham Taylor era seduto in corridoio davanti ad un ufficio all’apparenza vuoto. Non c’erano luci. La segretaria mi aprì la porta e mi fece cenno di entrare. Mentre stavo per sedermi ad aspettare l’arrivo di Clough – pensavo fosse nella sala del consiglio- una voce bisbigliò : “Roy, Roy, quaggiù.”

C’era uno dei più grandi manager del mondo del calcio seduto in un angolo.
“C’è ancora Taylor là fuori?”
“Sì, Boss” risposi.
Mettendo un dito davanti alle labbra mi ordinò di stare zitto.
“Vuole vedermi per Nigel, ma non voglio parlargli, Ron gli ha detto che sono andato a casa”, sussurrò Clough.
Da un lato la scena era comica, dall’altro molto triste.
Taylor era il manager dell’Inghilterra, un ruolo che Clough aveva molto desiderato. Nigel era un papabile per un posto in nazionale. Capii che, dopo un altro brutto sabato pomeriggio, Clough non poteva preoccuparsi di una stupida chiacchierata post-partita di quelle che i manager di calcio sono obbligati a fare.
“Posso avere qualche giorno libero, Boss”, bisbigliai.
“Certamente ma esci dall’altra porta. Io resto qui, finche quel fottuto non se ne sarà andato “.

Mentre lasciavo Brian Clough che si nascondeva nel suo stesso ufficio, riflettevo sul peso che il calcio può avere anche su di uno dei suoi personaggi più combattivi.

Purtroppo il libro e’ del 2002, per cui non ci altri sono ricordi su Clough.

Roy Keane – oltre al Forest

Quanto sopra è tratto dalla prima parte della biografia che Roy Keane ha scritto (coadiuvato da Eamon Dunphy) nel 2002, in occasione del suo “gran rifiuto “ alla vigilia dei mondiali nippo-coreani.
Personalmente, ho una ammirazione speciale per Keane, per la sua determinazione e per il suo modo di essere leader con un gusto un po’ retrò (gli attacchi frequenti ai giovani viziati sono l’indice di uno spirito “old style” o scuola Clough se preferite).

Il libro è godibile, e anche nella restante parte ci sono diversi spunti interessanti: dalle note sui compagni allo United (Cantona su tutti) ai racconti sulle partite importanti (mi piace ricordare la semifinale di Champions League 98/99 Juventus- Manchester United, a mio avviso la miglior partita dello United degli ultimi 20 anni) dal disagio dell’esperienza in nazionale, quasi amatoriale rapportata alla professionalità del Forest prima e dello United dopo, alla ragnatela di “informatori” (tassisti, baristi, buttafuori) che davano a Ferguson gli spostamenti notturni dei giocatori.
Vorrei solo proporre due momenti che mi hanno colpito e che danno la cifra della professionalità (o grande amore per il calcio) di Keano:

Quell’estate se ne era andato Peter Schmeichel. Il capo aveva ingaggiato due portieri per sostituirlo: Mark Bosnich dal Villa e Massimo Taibi dal Venezia. Bosnich aveva un carattere piacevole. Portiere dotato, Bosy non sembrava esattamente un professionista molto dedito. Al suo primo giorno arrivò un ora in ritardo all’allenamento. Il manager era via da qualche parte. Quando Bosy comparve intorno alle undici, gli chiesi dove fosse stato.
“Mi sono perso sulla strada dall’hotel” sogghignò compiaciuto. Aveva spesso quel ghigno.
“Che cazzo vuol dire mi sono perso?” risposi anch’io sorridendo.
“Sì, ragazzo” disse Bosy “E’ il tuo primo giorno al Manchester United e tu arrivi con un ora di ritardo al fottuto allenamento” dissi.
È strano, ma quel piccolo incidente mi ricordava qualcosa. Come Bosnich, anch’io ero stato dirottato al Four Season Hotel il mio primo giorno a Manchester, sei anni prima. Temendo di arrivare in ritardo, chiamai un taxi, dissi all’autista di andare al The Cliff e lo seguii con la mia macchina. Arrivai un ora in anticipo. Le piccole cose sono importanti, spesso mostrano quale impegno metti nel lavoro.
Gli diedi una mossa per svegliarlo e fargli capire cosa ci si aspettava da un giocatore del Manchester United.

Quest’ultima frase non mi suona molto rassicurante…

Avevamo fallito il tentativo di difendere la Champions League. Ad essere onesto non ne ero sorpreso. Dopo avere vinto i tre trofei sapevo che sarebbe stato difficile creare quella fame necessaria per vincere l’accoppiata Premiership/Champions League nella stagione seguente. Iniziai ad avere i primi dubbi nello spogliatoio del Nou Camp dopo la vittoria contro il Bayern. C’era lo champagne, la gente stava perdendo la testa. Ovviamente era comprensibile, la natura umana. Ma la mia verità, quello che sentivo dentro e non lo dicevo, era che eravamo stati fortunati a battere il Bayern quella sera. In quel momento non potevo dirlo. Non avevo contribuito (Keane era squalificato per la finale di Barcellona contro il Bayern). Comunque era quello che pensavo. […]
Quando sentii le interviste del post partita, i miei dubbi, aumentarono. Un paio di giocatori dissero alla stampa che dopo quella serata non gli sarebbe importato niente se non avessero vinto più nulla. Ottimo, pensai. Sovraeccitati forse, ma cosa cazzo faremo l’anno prossimo? Stanno così le cose? Abbiamo fatto la storia, adesso ci vogliamo fermare qui? Non ci importa se non vinciamo più nulla? Gesù; inizia a pensarla così e non vincerai davvero più nessun altro trofeo.
Quello che è accaduto a Dwight Yorke da quella sera è forse l’esempio più drammatico della nostra caduta. Ma altri si erano ammorbiditi in modo più sottile e insidioso. […]

Mi faceva impazzire allora, mi fa impazzire adesso. Cosa dire del passo successivo, quello che ci avrebbe portato dalla gloria della Premiership fino al livello del Real Madrid? Avrebbe dovuto piacerci quella notte… e farci andare avanti. Non l’abbiamo fatto. Pagheremo per questo. Non vinceremo più un fottutissimo trofeo.

La sconfitta col Real Madrid andava bene, perché non ce la potevi fare ogni anno. E perché no? Il Liverpool ce l’aveva fatta. Il Real ce l’aveva fatta. La Juventus ce l’aveva fatta. Il Bayern ce l’aveva fatta.

Forse la prima crepa nel rapporto tra Keane e lo United risale ad uno dei momenti più belli del club: la conquista del treble…. Mi sono sempre chiesto chi fossero i due giocatori “incriminati” ; uno di sicuro è Yorke, il secondo direi che è Butt, che dopo Barcellona è andato sempre in calando (al debutto sembrava invece più forte di Scholes…).

Con queste note spero di avere deliziato gli esigenti palati dei tifosi del Forest .

Ringrazio Brian per l’ospitalità

Lopo

Per chi volesse approfondire:
Roy Keane – l’autobiografia
Roy Keane e Eamos Dunphy
Edizioni Libreria dello Sport

29 commenti

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29 risposte a “Roy Keane, gli inizi al Forest

  1. anonimo

    Davvero bello.I brani ripresi fanno capire,ancora una volta,se ancora ce ne fosse bisogno,perchè Keano fu davvero un calciatore,oltre che un uomo,speciale.Non è solo uno che ha vinto molto,è un vincente,molto di più.Ora il termine è abusato,Roy lo era davvero.Semplicemente una spanna sopra tutti gli altri.Quando lasciò lo United fui davvero triste,anche se all'epoca non conoscevo bene la storia di Keane come la conosco oggi.Però lo amavo.Se avessi dovuto scegliere tra tutti i ragazzi quale vendere lui sarebbe stato l'ultimo della lista,anzi,non ci sarebbe stato proprio in una lista del genere.A chi non conosceva lo United e cosa significasse Roy Keane per tutti (soprattutto per i tifosi),non seppi spiegare nel 2005 perchè il suo addio mi sconvolgeva tanto.Perchè,al di là delle altre stelle da rivista patinata,lui fosse il mio preferito.Leggete queste righe,dovrebbero bastare.Stasera ho fatto tardi per leggerle tutto,e riflettere un pò su.Ma ne è valsa la pena.Grazie a Lopo e BC63.P.S. Come finì quella partita ad Anfield?MAN U fan

  2. 2-0 per il Liverpool. Erano anni cupi, in cui vincevamo fuori casa solo contro le squadrette, come dimostra la nostra vittoria per 1-0 all'Old Trafford un mese dopo.

  3. anonimo

    Ah ah ah…MAN U fan

  4. lopo_

    Bellisime le foto di commento.A voi attenti e curiosi lettori, vorrei proporre una chicca, sempre dalla biografia di Keane:un po prima di essere tesserato dal Cobh Ramblers, Keane scrisse lettere a vari club inglesi per richiedere un provino. Tutte le risposte furono negaitve  : Il Chelsea, l'Aston Villa, lo Sheffield Wednesday, il Derby County e… il Nottingham Forest!Più precisamente il Forest rispose: "Riceviamo centinaia di lettere simili alla sua ogni settimana… normalmente di campioni con molte onoreficenze e di giocatori caldamente raccomandati da gente vicina ala calcio, sono quindi spiacente di comunicarle che non siamo in grado di offrirle un provino."Credo comunque che chiunque abbia passione per il calcio inglese non possa che ammirare Keane. Uno dei ricordi più vividi che ho di lui calciatore è il suo "beccarsi" nel tunnel, qualche attimo prima dell'ingresso in campo, con Vieira (allora capitano dell'Arsenal)  in quel di Highbury, vinta poi 4-2 dallo United con 4° gol segnato negli ultimi minuti da O'Shea nell'inedito ruolo di centravanti, con un tocco felpato….Ho cercato di fare del mio meglio per interpretare, in poche righe, l'esperienza di 3 stagioni  di Keane al Forest. Mi rimane però un dubbio.Brian, tu che le hai vissute in prima persona da tifoso ti ritrovi nelle descrizioni di Keane, oppure tu e lui avete visto (vissuto) 2 storie diverse?seconda domanda : Quanto godi a ricordare il maramaldeggiare del Forest ad Old Trafford a due dei tuoi lettori più affezzionati e dichiaratamente tifosi United?Un caro saluto

  5. anonimo

    Io gli ho offerto pure l'assist….finchè è lontano passato e rimane nelle memorie degli storici va bene comunque!Bello quel ricordo nel tunnel di Highbury:Keano disse a Vieira ('colpevole' di essersi rivolto in malo modo a Gary Neville) ''ci vediamo là fuori''.Immenso Roy.P.S. Una riflessione che ho dimenticato di fare l'altra volta.Su Brian Clough:fa tristezza capire dal racconto il declino di un uomo,un professionista(che è stato un grande),della sua squadra.Forse sarebbe meglio capire capire quando è il momento di andarsene,di lasciare perchè non si può più fare,per un motivo o per un altro,il proprio lavoro.A maggior ragione se lo si era fatto in maniera così speciale un tempo.Capire prima che la realtà ci sbatta in faccia una verità inevitabile quanto difficile da accettare….MAN U fan

  6. lopo_

    E' dura capire quando è il momento di mollare.E' dura soprattutto per chi ha raggiunto picchi sconosciuti ai più.Ho conosciuto un imprenditore che è stato al timone dell'azienda che avevao creato dal nulla fino all'ultimo giorno, pur malato da tempo, senza pensare a costruirsi una successione, con il risultato che, morto lui l'azienda si è liquefatta.L'errore che spesso si fa è quello di valutare quelle persone con lo stesso metro che usi con le persone normali. Loro non lo sono: " come fanno a non vedere che stanno diventando patetici?"La domanda, per loro è malposta hanno altre regole, che probabilmente noi non capiamo.Ma non temere, probabilmente è quello che ci succederà con sir Alex, anche lui esalera l'ultimo respiro in panca, sperando che abbia ancora tutte le sue facoltà mentali. ( Ma non è detto…)

  7. @ ManUfanPremesso che se uno è andato via di testa non capisce nemmeno che è andato via di testa, ma non c'era nessun segno di decadenza, nelle due stagioni precedenti alla retrocessione.Due anni prima della retrocessione, il Forest era arrivato in finale di FA cup e ottavo in campionato; l'anno prima era arrivato in finale di coppa di lega e era arrivato di nuovo ottavo in campionato (ora sarebbero stati piazzamenti al limite della qualificazione europea), contro squadre dalla capacità economica che stavano diventando incomparabili con quella del Forest.L'anno della retrocessione, il primo della Premier League, la dirigenza decise di vendere Sheringham e Des Walker (non proprio due qualunque) per motivi economici, e si era già accordata per la cessione di Keano a fine stagione. Semplicemente, il Forest non poteva più permettersi certi giocatori.Il declino fisico e intellettuale di Brian Clough ebbe un ruolo nella retrocessione, visto che, comunque sia, il Forest non era una cattivissima squadra, ma le contingenze economiche e strutturali ebbero lo stesso la loro importanza. L'era dei vecchi leoni era finita, e cominciava quella della Premier League e di Sky. La realtà è che Cloughie era un uomo di altri tempi, del tutto inadeguato al calcio moderno. Il bell'articolo di Lapo mostra come fosse abile nel trattare con gli altri dirigenti, a intortarli con chiacchiere e whiskey, ma nell'era dei procuratori non avrebbe avuto una speranza. Cinque minuti in stanza con Caliendo o con Raiola e avrebbe cercato di ucciderli con un taglia carte.

  8. @ ManUfanE, naturalmente, Clough si era già dimesso prima della fine del campionato; dal momento che quello era il primo campionato davvero disastroso della sua gestione, vien fatto di pensare che Clough si sia ritirato proprio quando era il momento di farlo. Il fatto che il suo ultimo anno sia stato un anno di retrocessione, poi, secondo me, aggiunge un alone di tristezza e di ineluttabilità da tragedia greca al suo mito già gigantesco che, visto a posteriori, non stona affatto.

  9. @Lopo1) Come ho detto prima, le due stagioni precedenti alla retrocessione reano stagioni di grande speranza, piene di ottimi giocatori e con due viaggi a Wembley, il primo dei quali, lo ricordo benissimo, fu probabilmente la partita di calcio che ho sentito di più in vita mia; e sono convinto che se Clough avesse vinto quella FA Cup si sarebbe ritirato immediatamente. Erano anni fervidi, in cui si immaginava persino un pronto ritorno in Europa. L'anno della retrocessione venne all'improvviso, e fu un vero e proprio incubo, anche seguito da lontano, solo attraverso i giornali inglesi che arrivavano a Milano.2) Abbastanza. Soprattutto se i miei due affezionati lettori non sono abbastanza dentro la storia del Forest per ricordarmi questo. Prima o poi ci farò su un post, inibendo naturalmente i commenti.

  10. anonimo

    Ok,ma uno che ha problemi con l'alcool non può più allenare.Se lui non lo sa glielo deve dire qualcun altro.Comunque a meno che non si impazzisce da un momento all'altro,te ne accorgi se perdi colpi,o te lo fanno notare.Questo era quello che volevo dire.Sull'8-1,bè,dici bene perchè ricordavo il record stabilito dallo United e da Solskjaer (ho anche rivisto i gol qualche anno fa),ma non ricordavo l'avversario…..Ora che ci hai pensato tu,senza aspettare il nuovo post,mi congratulo con te e la tua squadra!E mi raccomando,tornate presto in Premier.Sento che solo contro il Forest potremmo ripetere,se non migliorare,un record simile!MAN U fan

  11. lopo_

    Lo sapevo, lo sapevo.Ach!  malediz.!  me l'hai bruciato!Era come il vestito buono, da usarsi solo nelle grandi occasioni!Peccato!Eppoi , dai, è antipatico ricordare cose sgradite a chi ci ospita…ritorniamo seri.Se mi permetti, avrei un quesito. Una delle preoccupazioni dei club medio piccoli all'avvento della Premier League era che questa avrebbe creato un solco tra chi c'era e chi rimaneva fuori. Per questo, fu vissuta come una tragedia la retrocessione del Forest.Però, se non ricordo male siete ritornati poi in PL,  fu un caso dovuto ad una botta di fortuna o era frutto di una programmazione (poi non finita bene)?

  12. anonimo

    Per Lopo:Io spero che Sir Alex rimanga il più a lungo possibile,ma non credo (come ha spesso detto lui stesso) che siederà ancora in panchina se la sua salute,sia mentale che fisica,dovesse subire alterazioni tali da impedirgli di essere quello che è stato ed è tutt'oggi.MAN U fan

  13. @ManUfanLe situazioni non sono paragonabili.Il Manchester United è una multinazionale, il Forest era una squadra paragonabile al Perugia o alla Triestina, che uno completamente pazzo aveva portato a essere due volte Campione d'Europa.Clough era il capo assoluto del Club (che ai tempi era l'unico club professionista a essere ancora un'associazione sportiva, con un presidente nominato per alzata di mano una volta all'anno dai soci — età media 79-80 anni — che contava come il due di picche quando briscola è mattoni), Clough comprava i giocatori poi telefonava in sede per dire che assegno dovevano staccare, Clough era uno che a Nottingham telefonava al sindaco per dargli ordini sull'organizzazione delle partite e della viabilità e per far venire la polizia a allontanare dal campo i giocatori indesiderati.E poi, ripeto, uno che non è in grado di intendere e di volere non arriva ottavo in campionato con due finali di coppa di fila. Tutt'ora preferirei come allenatore un Clough alcolizzato che il 99% degli allenatori attuali sobri.

  14. @LopoNo, fu l'effetto del fatto che il Forest non smantellò la rosa (rimase anche l'immenso Pearce, tanto per dire, uno che in seconda divisione vinceva davvero le partite da solo), e che l'impianto della squadra era buono. Infatti l'anno dopo la promozione arrivammo terzi in PL, ci qualificammo per la coppa Uefa (ultima qualificazione europea della nostra storia) e fummo la squadra inglese che arrivò più lontano in Europa, visto che raggiungemmo i quarti.Però non poteva durare, con una struttura societaria e finanziaria nettamente inadeguata per la PL. L'anno dopo ancora fummo retrocessi di nuovo, poi promossi, poi retrocessi (l'anno dell'1-8). A questo punto arriva Platt, che svena le casse sociali portando alcuni cadaveri italiani (Matrecano e Mannini tra gli altri) promettendo pronta risalita, invece fa due anni a centroclassifica, poi lo mandano via a pedate nel culo, ma ormai la frittata era fatta. Qualche ulteriore campionato di bassa classifica in seconda divisione, con problemi finanziari sempre più forti, fino all'ulteriore retrocessione del 2005. Qui comincia la storia moderna: promozione nel 2008, esonero di Calderwood nel campionato successivo, con il Forest in piena zona retrocessione, arrivo di Davies, salvezza e play-off l'anno successivo.Il nostro presidente (tra l'altro, tesoriere del Partito Laburista, nella tradizione democratica del Forest) è un serio uomo di finanza inglese, che butta ogni anno qualche milioncino nel Forest, ma le risorse vengono per due terzi dagli incassi effettivi, botteghino TV e merchandising. La società è molto sana, amministrata con grande prudenza (per la rabbia dei tifosi), ma non ha risorse comparabili nemmeno con le squadre di punta della Champioship, per cui il panorama del futuro che si presenta all'orizzonte non è tanto diverso da quello delle buone e sane squadrine di seconda divisione, e è sintetizzato dall'icastica espressione con la quale Davies ha definito le prospettive della squadra all'inizio della stagione: "a good mid-table team".

  15. anonimo

    Perdonami BC63,ma ti devo fare una domanda (alla quale in parte forse hai già risposto).Tu dici:''il Forest era una squadra paragonabile al Perugia o alla Triestina, che uno completamente pazzo aveva portato a essere due volte Campione d'Europa''Ma una società,anche se in origina 'piccola' (come se Dio avesse creato le 'grandi' e le 'piccole' destinate a rimanere tali in eterno…),arriva ad essere competitiva con le migliori,a vincere tanto in poco tempo,non creeerebbe in tal modo i presupposti per ambire a diventare 'grande'?E questo incassando molto in seguito a vittorie,diritti, merchandising,sponsor,attirando grandi campioni,no?Ovviamente dovrebbe cambiare l'assetto societario se inadeguato,ma sarebbe tutto ciò impossibile?Non parlo solo del Forest di allora,e di tempi passati in generale,ma anche di squadre dei giorni nostri.Desidererei avere un'opinione tua in proposito.Ti ringrazio anticipatamente.MAN U fan

  16. @MasnUfanDimmi un caso negli ultimi vent'anni in cui una piccola squadra — senza un grande proprietario mecenate e senza uno stadio da 70.000 posti e senza appeal televisivo — è diventata grande riuscendo a rimanere nel grande giro fino a oggi. Il Parma? La Fiorentina? Il Deportivo La Coruña? Il Bayer Leverkusen? Non parliamo dell'Inghilterra, perché se guardiamo le squadre che si sono qualificate per la CL in questi ultimi 15 anni secondo me sono al massimo otto, una delle quali fallita (il Leeds) e una delle quali in stato fallimentare (il Liverpool), proprio perché non hanno tutti e tre i requisiti di cui sopra, e non sono in grado di supportare lo sforzo immane di due competizioni come CL e PL.È vero il contrario, che sono state eliminate dal grande calcio le piccole realtà, le squadre di città industriali che traevano la propria forza non dalle tre componenti precendenti, ma dalla ricchezza del tessuto sociale nel quale stavano, e dall'abilità dei dirigenti, e che hanno fatto la storia del calcio negli anni '70 e '80, e in parte anche '90: il Forest, il Newcastle, il Borussia Moenchengladbach, il Bruges, il Malmoe, l'Ajax, il nostro Parma, lo stesso Torino, il Feyenoord, il PSV Eindhoven, tutte le squadre scozzesi (in realtà calcistiche meno competitive, le squadre olandesi e quelle scozzesi che ho citato mantengono un certo predominio, ma a livello europeo non sono poi molto più forti delle squadre svizzere).

  17. anonimo

    ''senza un grande proprietario mecenate e senza uno stadio da 70.000 posti e senza appeal televisivo''So che di esempi non credo io possa fartene,ma non pensi che almeno 1-2 dei tre requisiti che citi sarebbero conquistabili se una piccola arriva a fare quello che ho detto nel precedente commento?L'appeal lo conquisti,gli investitori li attiri,lo stadio lo migliori se inizi a vincere,sbaglio?Il Chelsea prima di Josè non vinceva una Premier da 50 anni,ora sono una super-potenza europea.Perchè ci deve essere nel calcio un immobilismo secondo solo a quello delle caste sociali indiane?Una rondine non fa primavera,vero,ma se cominci a farti strada il resto dovrebbe venir da sè,o quasi.Non capisco appieno perchè nel calcio sia quasi impossibile tutto ciò.MAN U fan

  18. @ManUfanIl Chelsea è a Londra, ManU. Londra è la città più affascinante e attraente del mondo, e ha un bacino di utenza di milioni di spettatori potenziali. E anche così non sarebbero sufficienti, con lo stadiolo che ha, se non ci fosse dietro il portafoglio di Abramovic.Nottingham è un paesone delle Midlands che è malapena attraente per il suo sindaco.Certo, se uno sceicco comprasse il Forest e ci buttasse dentro trecento milioni l'anno per dieci anni, ci sarebbe una speranza, ma non credo proprio che succederà mai.

  19. lopo_

    Devo purtroppo dare ragione appieno a Brian.  E mi dispiace. Realtà che rischiano di vincere qualcosa senza i requisiti lucidamente elencati da Brian non sono praticabili.Forse solo la Budensliga permette qualcosa in più agli outsider.La genialità (o meno)  dei dirigenti fa la differenza ma in negativo. Una dirigenza geniale ma senza soldi non può fare più di tanto miracoli,  una dirigenza inetta ma con i soldi farà dei danni ma poi "rischia" anche di ottenere dei risultati positivi anche se sproporzionati a quanto investitito.Comunque caro ManUFan con la storia dell'1-8, Brian ci ha fatto fare la figura dei polli, a noi che oramai siamo i suoi discepoli più fedeli!

  20. anonimo

    Ma lo so che purtroppo è così,vincono e rivincono sempre gli stessi.Purtroppo.Sembra strano detto da me che tifo United,ma in fondo mi dispiace.I motivi li intuivo ovviamente,ma ho voluto il parere di BC63 prima.Credo che la cosa principale sia il denaro.Sfortunatamente vincere una Premier e una Champions League genera sì tanti ricavi,ma purtroppo non sufficienti per mantenere una squadra negli anni ad alti livelli.Ci vuole sempre qualcuno che butta e ributta dentro ££.Forse la verità è che il calcio è un affare non affare.Puoi vincere,e tanto,come hanno fatto i Blues di Abramovich,ma alla fine hanno sempre un bilancio in passivo.Quando si stufa il padroncino del suo giocattolo sono guai…Però sarebbe bello se le cose fossero diverse.P.S. Per Lopo:No,nessuno mi fa fare la figura del pollo.Diciamo che,visto i tempi che corrono,e le previsioni non ottimistiche,non c'era bisogno di infierire ricordando risultati negativi del Forest.Peraltro non difficili da trovare,sia ieri che oggi!MAN U fan

  21. lopo_

    #8ad una prima lettura non avevo colto le ultime righe"Cinque minuti in stanza con Caliendo o con Raiola e avrebbe cercato di ucciderli con un taglia carte."sto provando divertito ad immaginarmi la scena. E il malcapitato, ammesso (e non concesso) che riesca ad uscire integro dall'ufficio, che corre verso l'uscita più vicina, con un pacco di documenti raccolti alla belle e meglio sotto il braccio, che scuote il crapone mormorando "quello è pazzo!…Ieri sera mentre cercavo immagini su United – Forest 0-4 mi sono imbattuto in un servizio di "sfide" su  Rai 3 sul Forest; dovrebbe essere andato in onda in aprile maggio 2008 (poco prima della finale di Champions a Mosca) . per caso l'hai visto?A me è piaciuto 

  22. lopo_

    se vuoi " dedicarci " un post sulla partita United-Forest 0-4, io lo gradirei molto, anche perchè da quello che ho visto c'è mooolto da commentare(a partire dal 3o gol)…..

  23. Sì, l'ho visto. Bello, un bel servizio.Potrei fare un post dedicato un po' a tutte le sfide tra ManU e Forest, c'è stata anche una finale a Wembley, purtroppo non per la coppa vera ma per la coppetta. È un incrocio storico, quello tra Forest e United, basti pensare che il Forest fu la prima squadra che giocò contro il Manchester dopo la sciagura di Monaco, e che il record attuale di presenze al City Ground risale proprio alla partita di campionato contro lo United campione d'Europa nel '69.

  24. anonimo

    Ho dato un'occhiata alle statistiche overall,e devo dire che il bilancio è alquanto equilibrato:

     

     

     

    Si parla di 105 scontri totali,con 48 vittorie United,33 Forest e 24 pareggi,per 184 gol segnati subendone 136 per noi.Il primo match un 1-1 risalente al 1892,l'ultimo l'ormai famoso 8-1 del 1999.Buon lavoro BC63 se vuoi approfondire!MAN U fan

  25. @ManUfanNo, infatti, il Manchester United ci ha sempre portato buono, nei quindici anni d'oro della storia del club, anche perché hanno coinciso con uno dei periodi più cupi della storia dello United: anzi, a dimostrare ulteriormente questa specularità, lo United tornò a vincere un titolo inglese nel 1993, proprio l'anno della nostra retrocessione, dopo un'astinenza che durava dal 1967.

  26. anonimo

    Dobbiamo temere allora la vostra promozione?MAN U fan

  27. Everyone should be feared, when we will be back!!

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